GFI#09: finaliste e finalisti della call 2022
La giuria internazionale di Giovane Fotografia Italiana #09, composta da: Ilaria Campioli e Daniele De Luigi – curatori di Giovane Fotografia Italiana; Chiara Fabro – Festival Panoràmic di Barcellona, Shoair Mavlian – Photoworks di Brighton e Krzysztof Candrowicz– Fotofestiwal di Łódź ha selezionato i 7 artisti che avranno l’opportunità dl esporre nella mostra collettiva “Giovane Fotografia Italiana #09 – POSSIBILE” che sarà presentata nello spazio espositivo dei Chiostri di San Domenico di Reggio Emilia e inclusa nel programma ufficiale del festival Fotografia Europea (29 aprile – 12 giugno 2022/ Giornate inaugurali 29 aprile – 1 maggio 2022).
l sette progetti fotografici scelti rappresentano in una polifonia di voci eterogenee l’approccio al tema di quest’anno, “Possibile”.
Con The Wrong Side of the Tracks, Marcello Coslovi fa una riflessione su Modena, la sua città. Qui la ferrovia ha tagliato fuori dal paesaggio urbano un quartiere di periferia, oggi abitato in prevalenza da stranieri. La percezione di non mettere radici lascia queste persone sospese, in uno stato di perenne estraniazione. Il progetto si avvicina a questa comunità e indaga il suo rapporto con il territorio;
Still Birth è l’indagine in una dimensione in cui l’ordine vita \ morte è stravolto. La narrazione di un’archeologia visiva che ricompone la memoria del corpo di Chiara Ernandes. Il tentativo dell’artista, nata cianotica e ipotonica e rianimata al 5° minuto dalla nascita, di accedere a se stessa e di ritrovarsi;
La zona del cervello in cui vengono generati i sogni è una scoperta relativamente recente e prende il nome di “hot zone”. Da qui il nome del progetto con cui
Claudia Fuggetti, ponendo lo spettatore in bilico tra finzione e realtà, documenta fotograficamente lo svolgimento di un sogno lucido;
Ricercatori biomedici studiano gli esoscheletri di esseri marini, conchiglie, aculei di ricci di mare, ossi di seppia per rifare le parti di ossa umane mancanti. La compatibilità di questi elementi dimostra una relazione sostanziale tra uomo e natura. Sea Bones, di Caterina Morigi, fonde il micro e il macro della materia attraverso la fotografia, sovrapponendo vari strati di realtà in una possibile nuova alleanza;
Diachronicles racconta lo spazio storico come contenitore immaginario in cui un’apparente raccolta di prove, apre al fantastico. Il lavoro di Giulia Parlato affronta la rilevanza che l’archeologia ed il museo hanno in una narrazione storica. Compiendo questo, pone il corpo umano ai margini della narrazione, utilizzandolo come mezzo di misurazione ed analisi pseudoscientifica degli oggetti protagonisti;
Al giorno d’oggi la vista viene data quasi per scontata, se ci fermiamo a pensare di poterla perdere però le cose cambiano. La Cattedrale, di Riccardo Svelto si concentra su questa paura universale sottolineando come la vista non sia solo il prodotto dell’attività dei nostri occhi ma soprattutto lo sguardo della nostra mente attraverso la memoria;
Con The Ugly Ducking, Giulia Vanelli ci pone una riflessione. La mente umana non va sempre d’accordo con i cambiamenti, spesso restiamo ancorati nel nostro cono d’ombra. Queste difficoltà ostacolano l’autostima, fino al giorno in cui si presenta un dubbio: sono davvero gli altri a sbarrarci il cammino o siamo noi a scegliere di vivere alla periferia del nostro potenziale? Il percorso di accettazione, allora, diventa una sfida contro i vincoli dell’alienazione.